
Claude Cahun, conosciuta all’anagrafe come Lucy Schwob, cresce nella Francia raffinata e contraddittoria della Belle Époque, un’epoca attraversata da fermenti culturali e dalla nascita dei primi movimenti femministi. In un contesto che inizia a ridefinire i ruoli femminili, Cahun si afferma come figura radicale e visionaria: fotografa, scrittrice e intellettuale, si distingue non solo per la forza espressiva della sua arte, ma per la profonda coerenza tra vita e creazione. Di origini ebree, queer e in costante conflitto con la propria famiglia, sceglie di sfidare apertamente le convenzioni sociali adottando un’identità fluida e ambigua, racchiusa nello pseudonimo di “Claude”.
Eroine, raccolta di racconti scritta tra il 1920 e il 1924, è una delle opere più audaci e affilate di Claude Cahun. Attraverso uno stile ironico e tagliente, l’autrice rilegge in chiave sovversiva alcune delle più celebri figure femminili della Bibbia, della mitologia e del mondo fiabesco. Le sue protagoniste non sono più icone di virtù e obbedienza, ma donne imperfette, desiderose, disordinate, che si sottraggono con forza agli archetipi in cui la cultura patriarcale le ha confinate. Così Penelope, da sposa devota e fedele, si fa incerta e seducibile; Maria, madre di Cristo, non celebra la verginità ma la rifiuta come un peso da cui affrancarsi, Cenerentola, attratta dalla sottomissione come destino naturale, assume i tratti di una creatura masochista mentre La Bella si innamora del lato mostruoso della Bestia riconoscendo nella sua trasformazione in essere umano non una redenzione, ma un tradimento.
Attraverso questi rovesciamenti audaci, Cahun scardina le immagini tradizionali di moglie e madre devote restituendo alle sue “eroine” una voce potente, ambigua e moderna. Le sue parole diventano strumenti di dissenso e liberazione, un invito a guardare oltre i miti rassicuranti del femminile per scoprire un territorio più autentico, inquieto e umano. L’opera, arricchita da un’introduzione critica di Desiré Calanni Rindina, sfida il patriarcato con linguaggio audace e visione moderna, restituendo voce e complessità a figure storicamente relegate al silenzio.
Il resto dell’articolo, scritto da Marta Armiento, si trova sulla rivista di Luciana Tufani Editrice Leggere Donna, numero 207, annata 2025: https://www.leggeredonna.it/category/leggere-donna/annata-2025/