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Sognando l’Europa. Grande statista cercasi, Pierangelo Dacrema

“L’idea di un’Europa economicamente e politicamente unita – o un poco più unita di quanto lo fosse stata fino ad allora – nacque dopo il secondo conflitto mondiale. E fu di uomini che, avendo assistito alle sofferenze dei loro Paesi, immaginarono la possibilità, o meglio la necessità, che un continente devastato dalla guerra, per secoli teatro ricorrente di discordie e lotte armate, si dimostrasse finalmente capace di costruire un lungo periodo di prosperità e di pace.”

Eppure proprio questa unione ha deluso le aspettative di molti. L’euro più che un mezzo e una possibilità è stato troppo spesso percepito come un ostacolo alla realizzazione di politiche economiche adatte a diffondere il benessere. 

Con “Sognando l’Europa” l’economista Pierangelo Dacrema presenta il disegno di un’Europa unita politicamente ed economicamente. Un’Europa che sia più importante della sua moneta e che torni ad essere guidata dalla grande politica.



Leggine un estratto…  

“Quella di un’Europa unita sul piano economico e politico è, di per sé, un’idea forte ed edificante, ma potrebbe sembrare a molti un’utopia. Accade tuttavia che certi sogni si avverino.

Quanti obiettivi apparentemente irraggiungibili, nel corso della storia e in ogni campo, sono stati perseguiti con tenacia da individui coraggiosi e poi, con l’aiuto di qualche circostanza favorevole, sorprendentemente realizzati? Ho un vivo ricordo del momento in cui, nel corso di un’intervista radiofonica rilasciata nella tarda primavera del 1989, Giulio Andreotti – all’epoca ministro degli Esteri, e quindi persona presumibilmente “informata dei fatti” – dichiarò, chiamato a esprimersi sul punto, che della caduta del Muro di Berlino avrebbero forse, e non senza un po’ di fortuna, potuto parlare i suoi nipoti.

È noto invece che il Muro cessò di dividere la parte occidentale da quella orientale della capitale tedesca a partire dal 9 novembre dello stesso anno, e che Helmut Kohl non si lasciò sfuggire l’occasione per diventare artefice di un evento storico formidabile come la riunificazione delle due Germanie. Ciò premesso, sarebbe difficile sostenere, da parte di chiunque, che l’attuale Unione europea si stia rivelando capace di muovere passi sicuri e spediti verso i suoi stessi obiettivi originari e non abbia deluso le aspettative di buona parte dei cittadini europei: la Brexit ne è una prova tangibile, e purtroppo non la sola.

È evidente come l’Europa sia più importante della sua moneta – parlo dell’Euro, a tutt’oggi la sua creatura più compiuta –, mentre sembra talora valere il contrario. Ed è così che l’Euro viene percepito da alcuni come un ostacolo per la realizzazione di politiche economiche adatte a diffondere il benessere e non come un primo, fondamentale, strumento per il perseguimento degli scopi essenziali dell’Unione.

L’Euro è la valuta più protetta del pianeta, e questa ossessiva difesa tecnica della moneta (per statuto, l’unico imperativo della Bce è il contenimento del tasso di crescita del livello generale dei prezzi entro il 2% su base annua), con le politiche d’austerità che ne conseguono, possono sortire l’effetto di mettere in cattiva luce non solo e non tanto la moneta unica quanto l’unione di Stati che ne ha deciso l’emissione e l’utilizzo in via esclusiva. Più in generale, l’Unione europea sembra incline a occuparsi di fini limitati, specifici, e poco propensa a fronteggiare emergenze gravi: sono emblematici il ritardo e la scompostezza con cui è stato trattato un problema epocale come quello dell’immigrazione.

Gli stessi pilastri dell’Europa di Maastricht – il rispetto della soglia del 3% del rapporto deficit/Pil e del 60% del rapporto debito pubblico/Pil – privilegiano una visione rigidamente economico-finanziaria di un contesto complesso, articolato ed eterogeneo, rispetto a un’altra più flessibilmente, e più opportunamente, politica.

Eppure è noto come l’economia, non solo nel suo aspetto macro, si trovi legata, spesso in modo indissolubile, alle vicende della politica. Ragione per cui può accadere che un provvedimento di politica non economica (per esempio, un decreto del ministro dell’Interno o della Pubblica istruzione) abbia ripercussioni sul sistema economico più evidenti, se non addirittura più immediate, di un provvedimento di politica economica in senso stretto (per esempio, una diminuzione o un aumento dei tassi d’interesse, o un aumento o una diminuzione della pressione fiscale).

La sensazione è che l’Europa unita sia oggi orfana della grande politica. E non è fuori luogo ricordare, di nuovo, che cos’è riuscito a fare uno statista tedesco con una decisione che, nel 1989, apparve al mondo imprudente e potenzialmente foriera di disastri economico-sociali. A proposito del da farsi, occorre innanzitutto rendersi conto di come il progetto di un’Europa sempre più unita – tanto entusiasmante quanto di ardua realizzazione – richieda il recupero e il rilancio degli ideali che ne sono stati il motore iniziale. Solo una politica d’alto profilo può essere fonte di scelte e comportamenti destinati a generare un benessere maggiore e più equamente distribuito fra tutti i cittadini europei.

La percezione di un’inadeguatezza dell’Ue di oggi dovrebbe accomunare fautori e detrattori dell’Europa – categorie entrambe insoddisfatte, in misura e per ragioni diverse – e unirli nello sforzo comune della ricerca di un percorso più virtuoso, per quanto impervio. Possono sperare, “populisti” e “sovranisti”, di fare man bassa di voti alle prossime elezioni europee mobilitandosi solo per ottenere una sorta di mandato specifico ad abbandonare il campo o a “disfare tutto”, vale a dire tutto quel poco o tanto che esiste delle istituzioni e delle regole europee? Qualunque unione è fondata da un lato sull’esistenza di regole condivise al proprio interno, dall’altro sulla costruzione di un rapporto il più saldo possibile con la realtà che la circonda, vale a dire un sistema di relazioni che la legittimi all’esterno e le dia più forza all’interno.

Sul piano di una politica economica europea, l’esistenza di tali presupposti dovrebbe promuovere le condizioni per:

1) il mantenimento della centralità dell’Euro – e un suo maggior gradimento – attraverso la restituzione di un minimo di flessibilità alle politiche monetarie nazionali, anche a costo di un lieve innalzamento del tasso d’inflazione (per esempio, occorrerebbe concedere ai Paesi più indebitati un margine di manovra per l’emissione di valuta nazionale, ciò che evidentemente richiederebbe una revisione dei Trattati europei);

2) il sostegno di una politica industriale che favorisca il Sud dell’Europa e, più in generale, tutti i Paesi del Mediterraneo, in modo da creare, tra l’altro, condizioni di vita a livello locale idonee a scoraggiare l’emigrazione (per esempio, attraverso forti incentivi alle grandi imprese europee a investire nell’Africa del Nord, in Grecia, in Turchia e nel Mezzogiorno d’Italia).

In sintesi, è fondato il sospetto che un’insufficiente sensibilità delle istituzioni europee per certe istanze dei Paesi economicamente più fragili possa alla lunga far prevalere le tendenze centrifughe su quelle centripete. E sarebbe un vero peccato, poiché le disgregazioni e le frammentazioni possono risolvere nel breve piccoli problemi lasciandone aperti altri, ben più gravi, che le unificazioni hanno per loro natura una migliore attitudine a fronteggiare.”

Ti è piaciuto questo libro? Lo trovi qui: Sognando l’Europa. Grande statista cercasi

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“Così la società ha legalizzato l’oppressione degli animali” – amoreaquattrozampe.it

Condividiamo il bell’articolo pubblicato su amoreaquattrozampe.it e firmato da Teresa Franco sul nostro titolo “Carne da Macello. La politica sessuale della carne” di Carol J. Adams.

“L’attivista Carol Adams, autrice di Carne da macello – La politica sessuale della carne, svela come la società ha legalizzato l’oppressione degli animali.
In Italia è finalmente disponibile un testo fondamentale sui diritti degli animali, che spiega come siamo condizionati dalla società a pensare agli animali come esseri di serie B. Il libro è Carne da Macello, di Carol Adams.
Pubblicato per la prima volta nel 1990, The Sexual Politics of Meat (il titolo originale del libro, che tradotto significa La politica sessuale della carne) è un testo di riferimento nei dibattiti in corso sui diritti degli animali. Nei due decenni successivi, il libro ha ispirato polemiche e un acceso dibattito.

Viviamo in una cultura che ha istituzionalizzato l’oppressione degli animali attraverso la nostra lingua” ha dichiarato Carol Adams al Corriere della Sera. Una prova? Mangiamo carne di animali morti, quindi di cadaveri. Se parliamo del nutrimento degli avvoltoi, usiamo l’espressione “mangiano cadaveri” o “carcasse” ma per riferirci al nostro usiamo l’espressione “consumo di carne”, quasi per nobilitare il gesto e per non nominare l’animale ucciso, alleggerendoci la coscienza.

La Politica sessuale della carne sostiene che ciò che, o più precisamente chi mangiamo, è determinato dalla politica patriarcale della nostra cultura e che “i messaggi visivi e verbali nella cultura popolare e nella nostra società”, tra cui gli spot pubblicitari, “associano il mangiar carne e il machismo ” .

Viviamo in un mondo in cui gli uomini hanno ancora un notevole potere sulle donne, sia in pubblico che in privato. Carol Adams sostiene che la politica di genere è indissolubilmente legata al modo in cui vediamo gli animali, in particolare gli animali che vengono consumati.”

Per leggere l’intero articolo seguire il link:
https://www.amoreaquattrozampe.it/news/carol-adams-societa-legalizzato-oppressione-animali/59491/

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Filosofemme – Recensione “Carne da Macello”

È uscita il 27 marzo sul sito filosofemme.it una bella recensione di “Carne da Macello. La politica sessuale della carne” di Carol J. Adams, firmata da Roberta Landre.

Qui di seguito un estratto.

“Era il 1989 quando per la prima volta negli Stati Uniti venne pubblicato The Sexual Politics of Meat: A Feminist-Vegetarian Critical Theory, di Carol J. Adams e oggi, grazie a VandA Edizioni, possiamo avere il piacere di leggerlo nella sua più recente traduzione italiana: Carne da macello. La politica sessuale della carne (1). Un testo che ha segnato fortemente lo sviluppo dei movimenti femministi e vegetariani grazie alla sua abilità nello svelare le reciproche dipendenze di queste di forme, teoriche quanto pratiche, di resistenza e lotta politica.

L’attivismo praticato da questa autrice è senza dubbio guidato da una riflessione filosofica orientata alla questione femminista-vegetariana: nella vita di Adams (2) possiamo rinvenire i problemi centrali del secolo scorso e di quello attuale, quali la disparità di genere, la violenza che pervade le nostre società, lo specismo e le lotte politiche. Al fine di raggiungere un’inclusività tale da poter mettere in questione ogni aspetto della nostra vita – intesa come perenne relazione con altri corpi e con simboli culturali – e con lo scopo di smascherare ogni forma di violenza che la cultura antropocentrica e patriarcale ci ha consegnato in eredità, Adams si è posta in prima linea.

Come Aristotele ci ricorda nella Poetica l’uomo è per natura un essere che imita, e grazie all’imitazione conosce ciò che lo circonda.”

Per leggere la recensione completa seguire il link:
https://www.filosofemme.it/2020/03/27/carne-da-macello/

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Regolamento dell’iniziativa denominata: “Colora l’Italia”

1. Concorso a premi e organizzatori

Il concorso a premi online “Colora l’Italia” (di seguito “Concorso”) è offerto da VandA Edizioni con sede legale in via Cenisio 16, 20154 Milano (MI), Italia, P.IVA 08179880961.

La partecipazione al Concorso è disciplinata esclusivamente dai seguenti termini e condizioni.

 

2. Partecipazione

Il Concorso è aperto a tutti i bambini dai 5 agli 11 anni con il consenso dei genitori. La partecipazione al concorso è possibile esclusivamente nel periodo che va dal 3/04/2020 al 30/04/2020.

La partecipazione al concorso è gratuita.

Per partecipare al concorso gli utenti possono:

1. Seguire l’account Instagram @VandAedizioni (link qui)

2. Pubblicare sul profilo Instagram una fotografia del disegno ispirato dalla storia di Agnese Bizzarri usando l’hashtag #vandacoloralitalia.

Oppure iscriversi con il modulo nella pagina del concorso (link qui) e caricare il file con la fotografia del disegno.

I disegni migliori verranno ricondivisi dalla casa editrice sul proprio sito e sui canali social.

Gli unici contenuti consentiti per partecipare al Concorso sono fotografie di disegni, non saranno accettate, pena esclusione dal Concorso, fotografie raffiguranti volti di bambini.

È possibile partecipare al concorso solo con un profilo Instagram pubblico.

 

3. Esecuzione e svolgimento del Concorso

I premi in palio saranno così ripartiti:

1° classificato: riceverà la collana Vandini completa, una pergamena come Miglior illustratore d’Italia e il suo disegno diventerà la copertina de “Il tempo dei colori” di Agnese Bizzarri.

2° classificato: riceverà metà collana Vandini e il suo disegno, insieme a quello degli altri due vincitori, farà parte delle illustrazioni della favola “Il tempo dei colori” di Agnese Bizzarri.

3° classificato: riceverà un libro a scelta della collana Vandini e il suo disegno, insieme a quello degli altri due vincitori, farà parte delle illustrazioni della favola “Il tempo dei colori” di Agnese Bizzarri.

I vincitori saranno contattati dalla casa editrice tramite messaggio diretto sull’account Instagram oppure via email. I premi verranno consegnati ai vincitori per posta all’indirizzo che dovrà essere specificato alla conferma.

La selezione dei tre vincitori si terrà nelle settimane successive alla chiusura del concorso.

VandA edizioni esonera il social media Instagram da ogni responsabilità. Instagram non è collegato in alcun modo all’estrazione del premio. Il concorso non è in alcun modo sponsorizzato, supportato o amministrato da, o associato a, Instagram.

 

4. Esclusione dalla partecipazione

In caso di violazione di questi termini e condizioni, VandA Edizioni si riserva il diritto di escludere i partecipanti dal Concorso.

 

5. Norme generali

È vietato ai partecipanti lo svolgimento di qualsiasi attività fraudolenta o illecita durante lo svolgimento dell’iniziativa. Ogni tentativo di uso fraudolento del materiale della campagna rappresenterà un reato perseguibile penalmente e riconducibile pertanto a procedimenti giudiziari.

Tramite la partecipazione alla presente iniziativa, i partecipanti accettano che le società coinvolte possano effettuare delle verifiche, al fine di controllare il corretto svolgimento dell’iniziativa stessa e l’assenza di condotte dei partecipanti in violazione alle indicazioni del presente regolamento. Qualora un partecipante violi i termini del presente regolamento verrà automaticamente escluso dall’iniziativa.

 

6. Trasferimento dei diritti

Il partecipante trasferisce a VandA Edizioni, affinché ne faccia un uso non esclusivo e arbitrariamente frequente per lo scopo del business locale, tutti i diritti di godimento, i diritti d’autore e diritti connessi, nonché altri diritti su fotografie e/o opere fotografiche che venissero da lui concesse nel quadro della partecipazione al concorso, senza restrizioni in merito a contenuto, tempo e luogo.

7. Trattamento dei dati durante il Concorso

I dettagli sui dati trattati nell’ambito del concorso e sui diritti che spettano al partecipante possono essere consultati nelle nostre informazioni sulla protezione dei dati.

I dati potranno essere comunicati a società delegate e/o nominate responsabili e coinvolte nella gestione della iniziativa, nonché ad altri soggetti terzi incaricati dai titolari della fornitura dei servizi strumentali o comunque necessari alla gestione della iniziativa, ma sempre e comunque esclusivamente ai fini dell’espletamento delle procedure relative all’iniziativa, nonché per gli adempimenti di obblighi previsti dalla legge e/o da norme regolamentari e/o da disposizioni delle Pubbliche Autorità. I dati comunicati a soggetti terzi saranno, in ogni caso, trattati nel rispetto delle previsioni del Reg. UE 2016/679 e delle norme di legge.

I dati personali non saranno trasferiti al di fuori dell’Unione Europea. Il Titolare assicura che non cederà alcun dato personale a terzi affinché questi li utilizzino per finalità commerciali proprie. I dati personali saranno conservati per il tempo necessario all’esecuzione del servizio ovvero nei limiti temporali indicati dalla normativa sulla privacy. Gli utenti possono in qualsiasi momento richiedere l’elenco aggiornato dei Responsabili e degli Incaricati ed esercitare i diritti riconosciuti dagli artt. 15 – 22 GDPR (tra cui revocare il consenso all’utilizzo dei dati personali, bloccare parzialmente o completamente le informazioni personali, domandare informazioni sui Dati Personali in possesso del Titolare e richiederne la modifica) scrivendo all’indirizzo info@vandaepublishing.com

I dati personali sono trattati dal Titolare o dai soggetti delegati nel rispetto delle misure di sicurezza previste dal Codice Privacy contro la perdita, la modifica o l’accesso da parte di persone non autorizzate.



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Il tempo dei colori

una favola di Agnese Bizzarri

Una mattina, l’Italia, si svegliò tutta rossa.

Aveva forse troppo caldo? No, per niente, era ancora marzo…

Si era imbarazzata di qualcosa? Non mi pare.

Si era terribilmente innamorata di qualcuno? Non ancora.

Invece sapete cosa: si era ammalata ed era diventata tutta rossa. Non poteva fare spostamenti, né uscire di casa. Allora si era proprio ammalata! Doveva stare tranquilla e aspettare il tempo della guarigione. Pare fosse arrivato un mostro o qualcosa di simile, non si vedeva, era invisibile, ma era molto potente e cattivo che aveva messo l’Italia in questa situazione. Ma non mi soffermerei troppo, parlano tutti di questo, invece, vorrei raccontarvi del tempo altro: quello dei colori.

Ai bambini e alle bambine il rosso piaceva, però preferivano tutti i colori. Bianco, verde, giallo, marrone, rosa, arancione… I tanti colori dell’Italia. I suoi colori. 

“A noi tutta rossa non piace mica tanto, vogliamo ridipingerla come era prima.

Ci penseremo noi! 

Noi siamo molto bravi a colorare. A scuola lo facciamo sempre! Voi grandi siete più portati in altre faccende, ora è il nostro tempo, mettetevi da parte.”

Perché per mischiare e rifare i colori e dipingere l’Italia ci voleva tempo.

Ma soprattutto si dovevano preparare i colori.

Per farlo però i grandi avrebbero dovuto fermarsi.

Era il tempo dei colori.

Così accadde che i bambini e le bambine di tutta Italia si riunirono. Ci volle tempo perché tutti si incontrassero. Erano tanti, tantissimi bambini e bambine! Alcuni arrivarono col grembiule come dei veri pittori, altri vestiti sportivi, altri in pigiama, altri ancora in mutande e canotta, dalla fretta non si erano nemmeno vestiti non c’era poi tutto questo tempo, alcuni bambini arrivarono con le provviste: focacce e merende per tutti, altri con caramelle e ciupa ciupa.

Molti presero il sacco a pelo nel caso mentre coloravano si fossero addormentati, perché sarebbe stato un lavoro lungo. Altri caricando sulle spalle zainetti con i loro peluches, nel caso fossero rimasti lontani da casa parecchio.

Nonostante fossero moltissimi, si organizzarono benissimo. Presero enormi tavolozze di colori, tempere, pennelli di ogni misura e secchi di acqua. Con le loro mani prepararono, mischiandoli tutti, i colori: verde, giallo, arancione, marrone, rosa, viola…

All’inizio erano troppo densi o troppo opachi o poco lucidi… Così con calma e pazienza aggiunsero acqua. Li rimescolarono di nuovo. Doveva uscirne un lavoro perfetto. Così ricominciarono.

Iniziarono ma passò un autobus che fece uno stridulo rumore, che confusione! Poi c’era il via vai dei negozi e della gente che continuava a uscire e andava a mangiare fuori. “Insomma non si riesce a lavorare, ci dobbiamo concentrare, dobbiamo dipingere tutta l’Italia, ma loro hanno capito?”

“Ci insegnano sempre che per studiare bene ci vuole concentrazione e poi cosa fanno?… Mah!”

Così i bambini inascoltati passarono a tenere minacce:

“Se non la smetterete coloreremo anche voi! C’è chi diventerà arancione, chi giallo, chi verde! Avete capito?”

I grandi capirono il messaggio e si fermarono per un po’. I negozi chiusero, tranne quelli per mangiare e curarsi, bisogna mangiare anche per colorare!

E con tanto impegno iniziarono a colorare l’Italia.

Ogni bambino e ogni bambina colorava a suo modo e proprio per questo il colore era ancora più bello.

C’è chi era più meticoloso, chi più fantasioso, chi più estroso.

Il tempo era come sospeso perché loro dovevano colorare senza sosta. Dai che funziona! Colorate! Senza fermarvi! “Non deve uscire nessuno! Il colore si deve asciugare per bene con il tempo. Se uscirete prima lo calpesterete e dovremmo ricominciare di nuovo”.

Minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, mese dopo mese… 

Passò il tempo e piano piano, poco a poco, si ricominciò a vedere il verde, il bianco, il giallo, il rosa, il marrone, il viola, il blu, l’azzurro…

I colori erano tornati… quanta emozione. 

Ma soprattutto che soddisfazione dopo tutto lo sforzo fatto!

Una notte però l’Italia si svegliò ed era di nuovo rossa… Si era innamorata pazzamente. 

Era di tutti i colori ma ora era diventata rossa solo per amore.

Ti è piaciuta la favola?

Partecipa al contest: “Colora l’Italia” (link qui)

C2020 Vandaepublishing

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Resta a casa e leggi VandA gratis!

Per incoraggiare tutti a proteggersi dal contagio rimanendo a casa e dedicandosi alla lettura la casa editrice ha deciso di offrire un ebook gratis a scelta nel catalogo digitale di VandA.

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“Homo donans. Per un’economia del materno”, Genevieve Vaughan

Per Genevieve Vaughan linguaggio e scambio (il commercio, il mercato) non sono poi così distanti. In entrambi, secondo l’autrice, non si fa altro che soddisfare un bisogno.

C’è però nel linguaggio un senso di condivisione che nello scambio è del tutto assente. 

In Homo donans. Per un’economia del materno l’autrice rintraccia un aspetto fondamentale del nostro essere umani: la pratica del dono che consiste in un ascolto attento e sincero dell’altro e dei suoi bisogni. 

In un’indagine che si snoda tra femminismo, linguistica, semiotica, economia e antropologia Genevieve Vaughan propone di riscoprire il valore del dono per farne un nuovo tipo di economia. 

Leggine un estratto…

“Secondo quanto sostiene David Gilmore nel suo testo Manhood in the Making (“Mascolinità in costruzione”, 1990), i valori adottati dagli uomini nel processo di formazione della propria identità possono essere ricondotti a una sorta di “copione della mascolinità” che rimane relativamente invariato a seconda delle diverse culture. Valori quali indipendenza, competitività, eccellenza performativa, coraggio, robusta costituzione e grossa taglia compongono i parametri di questo copione che viene adottato e costruito dai maschi per distinguersi dalle madri.

Credo che possiamo facilmente riconoscere quanto questi valori siano analoghi a quelli del capitalismo: autonomia, competitività, eccellenza performativa, attitudine al rischio e status elevato in base alla “taglia” sociale, per possedere più ricchezza o potere. Avendo abbandonato la pratica del dono unilaterale sia come genere sia come modello di produzione e distribuzione, potrebbe sembrare che solo tramite la legge o il rigore morale e religioso gli uomini (e le donne che vivono all’interno di un sistema capitalistico) possano venire persuasi a prestare attenzione ai bisogni altrui.

Eppure il perseguimento esclusivo del proprio interesse è un vicolo cieco dal punto di vista psicologico. Chi lo pratica finisce per trovare la propria vita priva di “significato”. Trovare significati a livello individuale è impresa virtualmente impossibile giacché, nel linguaggio come nella vita, il significato è legato alla comunicazione e all’orientamento verso l’altro. Ci aggrappiamo alla legge del prototipo maschile come misura del nostro comportamento ma ciò non serve a ricondurci sulla strada del dono, che ci appare sempre più un impossibile e non realistico Eden.

Nel frattempo il modello economico proposto dal copione della mascolinità continua a costruire un anti-Eden, creando miseria laddove dovrebbe esserci abbondanza, gratificando pochi con averi in quantità sempre maggiore e penalizzando molti, innalzando un muro oltre al quale l’Eden del donare rimane celato.

Uno dei vantaggi che il capitalismo ha avuto – forse il suo unico risvolto positivo – è che, attraverso l’istituzionalizzazione dei valori appartenenti al copione della mascolinità e all’introduzione delle donne nella forza lavoro retribuita, esso ha dimostrato che quei valori ipoteticamente “maschili” non poggiano affatto su fondamenta biologiche, considerato che le donne sono state in grado di adottarli con altrettanto successo. Una società basata sul dono unilaterale sarebbe in grado di dimostrare, istituzionalizzando il copione delle cure materne, che nemmeno quei processi sono limitati biologicamente alle femmine”.

Ti è piaciuto questo libro: lo trovi qui “Homo donans. Per un’economia del materno ”, Genevieve Vaughan

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Perché le donne competono fra loro

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Il conflitto fra le donne… non è un problemino fra isteriche ma il retaggio di un’antica ferita”, Sofie della Vanth.

Carla Lonzi diceva che la donna appartiene alla specie dei vinti ma non vuole ripetere la storia dei vincitori.

Un’operazione non sempre facile però, soprattutto quando anziché allearsi con le altre si compete. Ma perché proprio noi donne tanto famose per la nostra capacità di tessere relazioni siamo, tra di noi, così in conflitto?

Sofie della Vanth in “Il conflitto fra donne… non è un problemino fra isteriche ma il retaggio di un’antica ferita” indaga a fondo questo tema aiutandoci a fare un esercizio di autocoscienza perché solo ponendo il problema potremo affrontarlo. 

Ti ha incuriosito questo libro? Leggi di più…

“Normalmente il conflitto fra le donne viene percepito come una faccenda privata e tacitamente accettato come condizione normale, senza un’analisi del momento storico, del tessuto politico-sociale, del paradigma della nostra società “civilizzata” in cui esso si manifesta.

Ci sono due principali contestazioni sollevate di frequente quando si parla del conflitto fra le donne, che poggiano su un pensiero generico – e non di genere –, come se non si fosse arrivate/i a comprendere fino in fondo il significato rivoluzionario del femminismo per la nostra società di oggi e di domani.

La prima dice: “Io non ho conflitti con le donne e non li conosco, non esistono nella mia vita”.

Senz’altro ci sono donne che non hanno esplosioni conflittuali in atto nella loro storia personale, lacerazioni aperte o sfuriate pubbliche e che stanno bene più o meno con tutte e con tutti, essendo bravissime diplomatiche, capaci di gestire situazioni precarie. Ciò però non vuol dire che non conoscano il conflitto, o che non ci sia. A volte si svela nell’irritata osservazione del comportamento conflittuale di amiche, incompreso come tale e considerato piuttosto una noiosa perdita di tempo e di energie. A volte si nasconde bene, come succede sovente anche tra le donne che subiscono violenza domestica. Bisogna aprire la scatola e spiegare cosa si intende per conflitto, come altrettanto bisogna spiegare come si articola la violenza – una botta di là, una denigrazione di qua – per cogliere la realtà del fenomeno. Soltanto riconoscendolo si può evitare l’applicazione del so­lito giudizio maschile, e spesso delle stesse donne sulle don­ne e le loro bizze, per aprire alla possibilità di accogliere e considerare una verità più ampia.

L’altra contestazione dice: “Non c’è differenza tra i conflitti fra le donne e i conflitti fra donne e uomini o fra uomini”.

C’è invece.

C’è differenza fra un conflitto con un oppressore o tra oppressi. Di fatto non esiste per le donne parità nella società attuale ed è indispensabile riconoscere questo come un aspetto determinante. Il campo in cui si svolge il contrasto definisce una disparità fra i sessi, e quindi le modalità e i limiti del rapporto, le speranze, le aspettative, le valutazioni sociali e il naturale accesso al potere personale.

Un altro elemento determinante è che le donne entrano subito in sintonia fra loro su un livello poco praticato, poco percepito coscientemente – se non proibito – nella cultura attuale. Vivono immediatamente un sapere disponibile e condiviso. Questa coesione tocca e attiva il “campo morfico” (di cui parleremo) femminile, in cui esistono contenuti non condivisibili con altre specie e neanche con gli uomini. Sebbene durante l’Inquisizione siano stati bruciati anche uomini, la maggior parte dei roghi è stata riservata alle donne quali rappresentanti della cultura pagana, matriarcale e del sapere femminile in collegamento con la Natura e la Terra. Questa eredità storica ricopre le donne di vergogna, umiliazione, terrore, sfiducia, negando le loro facoltà intrinseche. Impedisce di vivere serenamente nell’adempi­mento della pienezza e integrità e si riversa in modo differente, rispetto agli uomini, nel rapporto fra loro.

In seguito a questo sconvolgimento culturale la donna nasce, da diversi secoli oramai e ancora oggi, nella convinzione di essere colpevole, sporca, inferiore e incapace, appendice di un “qualcun altro”, il solo in grado di comprendere com’è fatta la vita e come bisogna fare. Sarebbe ingenuo credere che sia un fatto su cui è possibile sorvolare.

Bisogna scavare nel profondo per tematizzare il conflitto fra le donne come fenomeno e inventare un linguaggio adeguato per descrivere cosa sta davvero succedendo, quanto fa male, quanto occupa i nostri pensieri. Spesso rimane lì come un ulteriore avvenimento non definibile anche se ci fa soffrire, anche se limita le possibilità di realizzare progetti fra donne e lascia ferite che ci rendono caute e rassegnate, che ci incitano a rinunciare e a ignorare le vocine che cantano di altro”.

Ti è piaciuto questo brano? Trovi il libro qui: “Il conflitto fra le donne… non è un problemino fra isteriche ma il retaggio di un’antica ferita”, Sofie della Vanth.

 

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“Le radici materne dell’economia del dono”, Genevieve Vaughan

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Le madri sono abituate a dare sostentamento gratis.

Da bambini infatti non possiamo dare alcun ritorno, perciò è compito della madre fare attenzione ai nostri bisogni e trovare il modo di soddisfarli.

Secondo l’autrice di “Le radici materne dell’economia del dono” è verso i 3-4 anni che iniziamo a capire che se diamo per primi qualcosa potremmo ricevere qualcos’altro in cambio. Una logica, spiega Genevieve Vaughan, molto diversa dal dono.

L’economia dello scambio, a differenza del dono, è infatti fondata sull’utilitarismo: do per avere qualcosa. Un sistema che conosciamo bene e che ha portato alla difficile situazione in cui ci ritroviamo oggi ossia un sistema parassitario che arricchisce i molti sulle spalle dei pochi e che trae profitto proprio dal dono.

Un’alternativa c’è ed è possibile per questo l’autrice condivide le esperienze dei popoli indigeni del Nord e del Sud del mondo dove i valori materni sono ancora al centro della società sia per gli uomini che per le donne. 

Leggine un estratto…  

“Siamo forse alla fine? Che cosa possiamo fare? Von Werlhof (2011) sottolinea come una reale alternativa al patriarcato capitalista debba necessariamente essere “profonda”, altrimenti è destinata a fallire. Per questo dobbiamo riconoscere le radici mortali di questo sistema a tutti i livelli della società, della storia, della vita individuale e del pianeta. L’alternativa deve essere non-capitalista e non-patriarcale, incentrata sui resti della cosiddetta “seconda cultura”, una cultura matriarcale e basata sul dono all’interno della società patriarcale senza la quale non potremmo sopravvivere (von Werlhof 2011).

Per quanto queste rimanenze siano state rese invisibili agli occhi della maggior parte di noi attraverso la violenza, possono ancora ritrovare visibilità ed essere riportate alla consapevolezza. Immaginate un mondo in cui non si diano e non si ricevano doni, in cui non ci siano cure materne o accudimento: un simile mondo crollerebbe all’istante, la sopravvivenza sarebbe impossibile. Per poter sopravvivere dobbiamo lasciarci alle spalle la mega-macchina e riconnetterci alle pratiche materne datrici di vita in ogni dimensione della vita: lasciare per vivere!”

Ti è piaciuto questo libro? Lo trovi qui: “Le radici materne dell’economia del dono”, Genevieve Vaughan

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«Così la nostra cultura ha istituzionalizzato l’oppressione degli animali» – Carol J. Adams su Corriere.it

È uscito sul Corriere online un bell’articolo della giornalista Silvia Morosi su “Carne da Macello. La politica sessuale della carne” di Carol J. Adams.

Eccone un estratto:

“Arriva in Italia «Carne da macello», la traduzione del libro considerato la «Bibbia del veganesimo». Il testo esplora la relazione tra patriarcato e consumo di carne, intrecciando le intuizioni del femminismo, del vegetarianismo, della difesa degli animali.

«Viviamo in una cultura che ha istituzionalizzato l’oppressione degli animali su almeno due livelli: in strutture come macelli, mercati della carne, zoo, laboratori e circhi; e attraverso la nostra lingua. Il fatto che ci riferiamo al consumo di carne piuttosto che al consumo di cadaveri è un esempio centrale di come la nostra lingua trasmette l’approvazione della cultura dominante di questa attività». È questo uno dei punti centrali di «The Sexual Politics of Meat» di Carol J. Adams. Uscito per la prima volta negli Usa nel 1990 e da allora ristampato numerose volte, già tradotto in 10 lingue e ampliato dall’autrice in occasione del ventennale («The Pornography of Meat»), il testo arriva anche in Italia per VandA Edizioni come «La politica sessuale della carne» (dall’8 marzo, con traduzione di Matteo Andreozzi e Annalisa Zabonati). Il testo esplora la relazione tra patriarcato e consumo di carne intrecciando le intuizioni del femminismo, del vegetarianismo, della difesa degli animali e della teoria letteraria. Dalle radici storico-culturali ai messaggi visivi e verbali che nella nostra società e nella cultura popolare associano il mangiar carne e la mascolinità. «Ho avuto l’idea nel 1974 quando studiavo la teoria femminista ed ero appena diventata vegetariana (oggi è vegan, nda). Mentre camminavo verso Harvard Square a Cambridge, mi sono resa conto che il consumo di carne faceva parte di una cultura patriarcale», racconta al Corriere della Sera Adams, «rendendomi conto che il femminismo offriva un approccio teorico per comprendere quanto le proteine vegetali siano più sane, meno distruttive per l’ambiente e per gli animali». “

Per leggere il seguito:
https://www.corriere.it/animali/20_marzo_04/carol-j-adams-cosi-nostra-cultura-ha-istituzionalizzato-oppressione-animali-e6cc5658-5d36-11ea-ad92-9d72350309c8.shtml

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SOSPESO – Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism 3

Con grande dispiacere dobbiamo comunicare che la Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism è stata sospesa.
Di conseguenza, tutti i nostri eventi in programma sono annullati.

Restiamo in attesa di ulteriori aggiornamenti.

VandA Edizioni anche quest’anno parteciperà alla Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism che si terrà a Roma dal 5 all’8 marzo 2020.

Ecco qui l’elenco dei nostri eventi:

Giovedì 5 marzo alle ore 17:00 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, in Sala 2 Caminetto: presentazione di “Carne da Macello. La politica sessuale della carne” di Carol J. Adams. 

Venerdì 6 marzo alle ore 19:00 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, in Sala 4 Trust VandA: presentazione di “Cosa siamo disposte a fare per la nostra libertà” di Alessandra Bocchetti.

Sabato 7 marzo alle ore 12:00 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, in Sala 2 Caminetto: presentazione di “Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre” di Katia M

Non mancate!

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“Carne da Macello” – intervista su Radio Radicale

Radio Radicale parla di noi nell’intervista a Matteo Andreozzi e Annalisa Zabonati, traduttori e curatori dell’edizione italiana di “Carne da macello, la politica sessuale della carne” di Carol J. Adams, realizzata da Cristiana Pugliese con Silvia Molè (membro dell’Associazione radicale Parte in Causa – Associazione Antispecista).

L’intervista è stata registrata martedì 3 marzo 2020 alle 18:45.

Nel corso dell’intervista sono stati trattati i seguenti temi: Animali, Antispecismo, Cultura, Donna, Femminismo, Libro, Societa’.

Potete ascoltare l’intervista al link: http://www.radioradicale.it/scheda/600021

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I corpi consumabili dell’oppressione – L’intervista a Carol J. Adams su «Il Manifesto»

In un momento in cui il pensiero femminista sembra acquistare crescente visibilità nel panorama editoriale italiano, che rende finalmente – talvolta nuovamente – disponibili autrici come Donna Haraway, Monique Wittig, Valerie Solanas, non poteva mancare all’appello Carol Adams con Carne da macello. La politica sessuale della carne (comparso per la prima volta nel 1989 con il titolo di The Sexual Politics of Meat), per i tipi di VandA (pp. 360, euro 18, traduzione di Matteo Andreozzi e Annalisa Zabonati, postfazione di Barbara Balsamo e Silvia Molè). Testo chiave dell’ecofemminismo statunitense e dell’antispecismo militante, il libro propone una critica del carnivorismo patriarcale con l’obbiettivo non soltanto di fornire un quadro dell’oppressione della vita animale, ma soprattutto di mettere in atto nuove pratiche di cura. Allieva di Mary Daly, teologa e femminista radicale autrice di Gyn/Ecology (1978), e per numerosi anni prima di dedicarsi alla scrittura attiva nelle lotte per il diritto alla casa e contro la violenza domestica, nel libro Adams ribadisce che creare alleanze significa innanzitutto lavorare trasversalmente, senza separare umani e non umani, e scardinando le gerarchie che discriminano i viventi e legittimano la subordinazione di alcuni e il privilegio di altri. Il libro, che discute i «testi della carne» nelle diverse tradizioni, pratiche e relazioni sociali della cultura occidentale, e nelle sue espressioni verbali e visuali, insiste sull’interdipendenza fra la violenza simbolica e materiale esercitata sui corpi umani animalizzati e quella inflitta ai corpi degli animali non umani, le cui implicazioni vanno oltre la dimensione di genere: referenti assenti sono tutti quei corpi smembrati, macellati, stuprati, oggettivati che diventano, pertanto, consumabili. In occasione della pubblicazione di Carne da macello (presentato in anteprima a Roma nell’ambito di «Feminism» il 5 marzo alle ore 17 in sala 2 Caminetto con Barbara Balsamo, Silvia Molè e Flavia Fechete) abbiamo intervistato Carol Adams.

(continua a leggere scaricando il pdf)

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Giornata Internazionale delle Donne: -25% su tutto il catalogo VanderWomen

VandA Edizioni festeggia alla grande la Giornata Internazionale delle Donne dell’8 marzo promuovendo tutto il catalogo VanderWomen al 25% di sconto!

Istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche, le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo, questa Giornata Internazionale invita a riflettere e a lottare per conquistare una giusta parità di genere.

In questo senso, la nostra collana VanderWomen vuole consolidare la conoscenza e l’informazione sull’“altrove” politico e culturale della società femminile (matriarcato, ecofemminismo, antispecismo ecc.).

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La carne un simbolo e una celebrazione del dominio maschile? Brano da leggere

Carne da macello”, Carol J. Adams 

Edito per la prima volta nel 1990 il testo di Carol J. Adams è ancora attuale per chi voglia confrontarsi con i temi di femminismo, veganismo e antispecismo.

In “Carne da macello” l’autrice collega ed esplora le molteplici forme di oppressione che si fondano su sesso, razza e specie. Secondo Adams riconoscere che il consumo di carne è per gli animali non umani ciò che il razzismo è per la popolazione nera e il sessismo per le donne significa comprendere che queste forme di oppressione sono interconnesse e sono l’espressione di un sistema che vede sia le donne che gli animali in una posizione gerarchica inferiore rispetto all’uomo. 

Leggi l’estratto… 

“Cos’è che rende la carne un simbolo e una celebrazione del dominio maschile? Per molti aspetti, l’ineguaglianza di genere è integrata all’ineguaglianza di specie che proclama il mangiar carne, perché per la maggior parte delle culture la carne è procurata dagli uomini. La carne era una derrata con valore economico e coloro che la controllavano acquisivano potere. Se gli uomini erano cacciatori, allora il controllo di questa risorsa economica era nelle loro mani. Nelle società non tecnologiche lo status delle donne è inversamente correlato all’importanza della carne: L’equazione è semplice: più la carne è importante nelle loro vite, maggiore è la volontà di dominio degli uomini […] Quando la carne diventa un elemento importante in un sistema organizzato in modo prettamente economico, per cui viene distribuita sulla base dei ruoli, gli uomini iniziano a manovrare le leve del potere […] La posizione sociale delle donne si avvicina a quella degli uomini solo quando la società non è strutturata in ruoli per la distribuzione della carne. 

Peggy Sanday raccolse informazioni su oltre cento culture non tecnologiche e trovò una correlazione tra le economie basate sui vegetali e il potere delle donne, e le economie basate sugli animali e il potere degli uomini: «Nelle società dipendenti dagli animali, raramente le donne sono descritte come la fondamentale fonte di potere creativo». Inoltre, «quando si caccia un grande numero di animali i padri sono lontani, cioè non sono in costante o regolare contatto con i figli». Le caratteristiche dell’economia dipendono principalmente dal trattamento degli animali a fini alimentari, che comprendono: 

  • la segregazione sessuale del lavoro, in cui le donne lavorano di più ma sono meno retribuite; 
  • la responsabilità della cura dei figli a carico delle donne;
  • il culto di divinità maschili;
  •  la patrilinearità. 

Dall’altro lato, le economie basate sui vegetali sono molto più egualitarie, e ciò perché le donne erano raccoglitrici di alimenti vegetali e per tale tipo di economia queste risorse sono incalcolabili. In queste culture gli uomini, al pari delle donne, erano dipendenti dalle attività femminili, ragione per cui le donne raggiungevano un alto livello di autonomia e autosufficienza. Inoltre, dove le donne raccolgono i vegetali e la dieta è vegetariana, le donne non discriminano nel distribuire l’essenziale. Provvedendo a una gran parte delle proteine alimentari per la società, le donne guadagnano un ruolo sociale ed economico essenziale senza abusarne.”

Ti è piaciuto l’estratto? A Feminism” la fiera dell’editoria delle donne, che si svolgerà dal 5 all’8 marzo 2020 a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, in via della Lungara 19 si terrà un incontro per presentare questo saggio.

Giovedì 5 marzo alle 17.00 in sala 2 Barbara Balsamo, attivista femminista antispecista, redattrice della rivista “Animal Studies” e “Asinus Novus”, insieme a Silvia Molè, attivista antispecista, blogger di Fallacielogiche.it e insieme a Flavia Fechete, attivista ecofemminista-antispecista e studiosa di Carol J. Adams presenteranno: “Carne da macello”.

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Katia, la storia di chi ha avuto il coraggio di raccontare

Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre

Ai bambini si dice che l’Uomo Nero non esiste. E poi si aggiunge che se ci fosse sarebbe là fuori, nelle strade. Per questo ci hanno insegnato fin da piccole a non dare confidenza agli sconosciuti…

Ma cosa accade quando l’Uomo Nero ha il volto di tuo padre? Quando il pericolo non è in un indefinito “là fuori” ma all’interno delle mura domestiche?

Questa è la storia di Katia, qui di seguito un brano

“In quell’anno, quello dei miei undici anni, mi sono venute le mestruazioni: ero diventata “signorina”. Mia madre mi aveva preparato tempo prima e una mattina mi sono svegliata con la sorpresa nelle mutandine. Ho chiamato la nonna che, senza tanti fronzoli o cerimonie, mi ha detto di mettermi l’assorbente e che ero diventata signorina. Quest’estate mia figlia ha avuto le sue prime mestruazioni e mi sono commossa quando me lo ha detto e l’ho abbracciata stretta stretta, perché in fondo resta sempre la mia cucciola, anche se cresce e diventa donna, e abbiamo festeggiato! Con lei mi trovo a condividere emozioni fortissime, mi regala una seconda possibilità di provare le gioie e le emozioni che accompagnano lo sviluppo di una bambina che diventa ragazzina e poi donna. Tornando ai miei undici anni, lui non aspettava altro: l’arrivo delle mestruazioni era il via libera per andare fino in fondo. Da tempo – non ricordo con esattezza quando – i miei genitori avevano trovato una casa più grande, con una camera in più; era in un tipico centro storico ligure, in pietra, attaccata ad altre case. Dentro era molto spartana ma carina, anche se all’epoca non me ne importava nulla di queste cose. Ciò nonostante continuavo a stare dai nonni, solo qualche sabato sera andavo a dormire da loro. Una di quelle sere – che, va da sé, mia madre aveva scelto per uscire con le amiche – lui era tutto contento, mi disse che aveva preparato una cosa speciale. Mi si rizzarono i capelli solo al pensiero, avevo una tale angoscia dentro… Aveva comprato uno di quei ditali di gomma, quelli che si usano per coprire le ferite alle dita – ancora oggi, se ne vedo uno, sto male! Disse che ormai ero diventata grande ed era ora che diventassi una donna a tutti gli effetti. Avrei dovuto essere orgogliosa, sentirmi “speciale”, sicuramente sarei stata la prima della mia classe…”

Ti è piaciuto l’estratto? Vieni a conoscere l’autrice. La potrai incontrare a Feminism” la fiera dell’editoria delle donne, che si svolgerà dal 5 all’8 marzo 2020 a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, in via della Lungara 19. L’autrice, Katia M, insieme a Monica Lanfranco, giornalista e formatrice, presenterà il libro sabato 7 marzo alle 12.00 in sala 2.

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Evento – Carne da Macello. La politica sessuale della carne

VandA Edizioni anche quest’anno parteciperà alla Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism che si terrà a Roma dal 5 all’8 marzo 2020.

La nostra partecipazione alla fiera inizierà con la presentazione di “Carne da Macello. La politica sessuale della carne” di Carol J. Adams, che si terrà giovedì 5 marzo alle ore 17:00 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, in Sala 2 Caminetto.

Parleranno del libro le attiviste femministe antispeciste Barbara Balsamo, redattrice delle riviste “Asino novus” e Animal Studies”, Silvia Molé, blogger di fallacielogiche.it e Flavia Flechete, studiosa di Carol J. Adams.

Vi aspettiamo numerosi/e!

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Evento – Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre

VandA Edizioni anche quest’anno parteciperà alla Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism che si terrà a Roma dal 5 all’8 marzo 2020.

La nostra partecipazione alla fiera si concluderà con la presentazione di “Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre” di Katia M., che si terrà sabato 7 marzo alle ore 12:00 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara 19, in Sala 2 Caminetto.

Parleranno con l’autrice, Monica Lanfranco, giornalista e formatrice, e Paola Tavella, giornalista, scrittrice e attivista femminista.

Vi aspettiamo numerosi/e!