Ieri, lunedì 14 dicembre, su Culturalfemminile.com è uscita un’interessante recensione di Carne da macello. La politica sessuale della carne di Carol J. Adams, dal titolo CARNE DA MACELLO, LA POLITICA SESSUALE DELLA CARNE. UNA TEORIA CRITICA FEMMINISTA VEGETARIANA – DI CAROL J. ADAMS, scritta da Veronica Sicari.
“In Carne da macello l’autrice rintraccia la matrice originaria che sta alla base della misoginia e della disparità di genere e del mangiar carne: il patriarcato.”
Dialogano con l’autrice: Monica Lanfranco, giornalista e formatrice; Caterina Rossi, coordinatrice AIED di Albenga; Gianna Schelotto, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice.
«Ai bambini si dice che l’Uomo Nero non esiste. Esiste eccome! Solo che, anziché trovartelo nell’armadio o sotto il letto, a volte, purtroppo, te lo ritrovi dentro il letto.»
E se l’Uomo Nero ha i connotati del padre? Chi difende la bambina dall’Uomo Nero?
Dove sono gli altri? Dov’è la famiglia? Perché Katia una famiglia ce l’ha; ha una madre, due nonni con i quali cresce, persino una bisnonna. Eppure nessuno vede, nessuno si accorge. Quattordici anni di abusi, di stupri subiti tra quelle pareti che dovrebbero tenere al riparo un bambino dalla malvagità e dalle insidie del mondo esterno. “Perché le altre bambine sono felici?”, si domanda Katia nella normalità perversa del suo quotidiano.
Nessuno sta dalla sua parte quando, finalmente, a diciotto anni, trova il coraggio di dire BASTA! È la rabbia che la fa reagire per chiudere con quel “padre”, sfidando una società pronta a darle della puttana bugiarda, ma soprattutto per non morire.
Oggi, con la consapevolezza di madre e forte di una causa vinta contro il padre, l’autrice ha trovato anche la forza di raccontare la sua storia, perché le altre sappiano che non sono le uniche bambine infelici, che solo parlandone si può lenire l’immensa ferita e, forse, guarire. Un racconto crudo, che si attiene alla essenzialità dei fatti, mosso dalla necessità di essere una donna come le altre.
Sul numero di oggi, 11 Novembre 2020, della rivista F è uscita un’intervista a Katia M., autrice del libro “Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre“, in cui racconta la sua sconvolgente storia di abusi domestici. L’intervista è a cura di Marzia Pomponio.
Domenica 15 Novembre alle 15.00 sarà presentato, in occasione di Bookcity, il nuovo libro di VandA edizioni “A proposito di Elena“, di Giuseppina Norcia, pubblicato a Giugno 2020.
Interverranno all’incontro online l’autrice del libro Giuseppina Norcia e il giornalista de «Il Corriere della Sera» Alessandro Cannavò, accompagnati dalle letture dell’attrice Galatea Ranzi.
“Personaggio controverso e fascinoso, emblema della bellezza pericolosa, Elena di Sparta è portatrice di una complessità che ci sfugge. Crediamo di conoscerla, eppure, per certi versi, di Elena non si sa niente. Si sa, invece, l’effetto che fa sugli altri, al punto – così si dice – di aver causato una guerra. Chi ha paura di Elena, dunque, e perché? Qual è la verità su di lei? Desiderata e temuta dagli uomini, disprezzata dalle donne, apparentemente Elena non riabilita il femminile, non si presta a essere un’eroina da imitare come Antigone o Ifigenia, donne del coraggio e del sacrificio. Così sembrerebbe. Ma andando alle radici sembra disvelarsi la possibilità di una storia diversa e di un’altra bellezza. Perché fra le pieghe della Storia esiste sempre un’altra storia, soprattutto se il soggetto è donna. L’autrice, indagando su una fitta rete di fonti a volte disattese o trascurate, con occhio attento e consapevole ricostruisce un personaggio vivo e quanto mai attuale che ci rimanda a grandi temi della contemporaneità: l’uso (e abuso) del corpo delle donne, la fabbrica della propaganda bellica, la bellezza da possedere a tutti i costi, da consumare, mercificandola o asservendola al potere come strumento di seduzione.”
L’incontro online verrà presentato dal professor Andrea Borghini (Università degli Studi di Milano). Dopo un breve saluto di Angela di Luciano, una delle editrici di VandA, interverranno l’autrice del libro Carol J. Adams e l’autrice e professoressa Vera Tripodi (Università di Torino e Politecnico di Torino).
Potete seguire lo streaming dell’evento:
sul SITO UNIMI (è necessario pre-registrarsi inserendo nome e indirizzo email)
sul SITO DI BOOKCITY (è necessario pre-registrarsi inserendo nome e indirizzo email)
In caso doveste perdervelo, potete recuperare collegandovi al nostro CANALE YOUTUBE, dove troverete la registrazione della presentazione!
Di seguito la sinossi del libro:
“Qual è il filo rosso, l’assurda interazione tra la radicata misoginia culturale della società contemporanea e la sua ossessione per la carne e la mascolinità? Questo libro, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1990, esplora con raro acume e sottile intelligenza la relazione tra i valori patriarcali e il consumo di carne, intrecciando femminismo, veganismo e antispecismo. Lo sfruttamento degli animali è per Adams una manifestazione della brutale cultura patriarcale. Il trattamento degli animali come oggetti è parallelo e associato all’oggettivazione nella società patriarcale di donne, neri e altre minoranze sfruttate. Dietro ogni pasto di carne c’è un’assenza: la morte dell’animale, il cui posto è occupato dalla carne. Il concetto del “referente assente”, intorno a cui Adams costruisce la sua memorabile tesi, ha la funzione di mascherare la violenza insita nel mangiare carne per proteggere la coscienza del carnivoro e i suoi desideri separando l’idea del singolo animale dal suo essere fisico. Nella logica della società patriarcale, anche le donne funzionano come referenti assenti. Perché il processo di oggettivazione, frammentazione e consumo che consente l’oppressione degli animali, privandoli del linguaggio e della rappresentazione culturale, coincide con quello agito sulle donne. L’uso persistente di immagini di violenza sessuale e di frammentazione e smembramento della natura e del corpo femminile (come in un macello) normalizza il consumo sessuale e autorizza l’abuso. L’oggetto consumato viene vissuto senza una storia, senza una biografia, senza individualità. Quindi lecitamente consumato e abusato.”
Domenica 25 ottobre 2020 su Critica Letteraria.org è uscita una bella recensione di “A proposito di Elena” dal titolo Se la bellezza perde (o salva?) l’uomo: “A proposito di Elena” di Giuseppina Norcia, di Carolina Pernigo.
Venerdì 2 ottobre 2020 su L’indice dei Libri del Mese è uscita una bella recensione di “Sex Work. Né sesso né lavoro” dal titolo La narrazione delle forme di violenza contro le donne, di Mia Caielli.
Ritorna il corso di lettura e scrittura creativa Matte da Scrivere di Chiara Aurora Giunta in collaborazione con VandA Edizioni che quest’anno si potrà seguire on line in gruppi ristretti per garantire la migliore interazione.
Le regole della lettura e della scrittura per scoprire il mondo segreto degli scrittori. Parleremo insieme dei percorsi della creatività, dei misteri dell’ispirazione, della nascita dei personaggi, della rilevanza delle descrizioni di ambienti, della funzione dei dialoghi e del modo più consono di articolarli, della tessitura delle trame e di altro ancora. Il corso è rivolto a coloro i quali amano leggere o desiderano cimentarsi nell’arte della scrittura creativa. Dialogheremo del mondo nascosto dietro storie avvincenti e della loro relazione con il mondo reale e le esperienze personali, di modo che la lettura diventi un’esperienza più vasta e coinvolgente. Il percorso aiuterà i lettori a vedere oltre la pagina stampata e gli aspiranti scrittori a esprimere la propria creatività. Saranno presenti ospiti (scrittori ed editor) per raccontare le loro esperienze e rispondere alle vostre domande.
La copertina di “Certe storie…” 2020
Come ogni anno, alla fine del corso i lavori prodotti e ritenuti validi saranno pubblicati dalla casa editrice VandA, promotrice dei corsi. Il secondo volume di Matte da Scrivere sarà pubblicato a novembre 2020, mentre il primo volume lo potete acquistare qui.
La raccolta di racconti di Matte da Scrivere
Vi aspetto ansiosa di condividere con voi le mie esperienze di autrice. Chiara Aurora Giunta
CALENDARIO 2020/2021
Corso base 20 ore in video conferenza e via mail (euro 300, IVA inclusa)
14/10/2020 h. 17,30-19,30 Introduzione al corso 04/11/2020 h. 17,30-19,30 Ispirazione: come riconoscere una buona idea e trasformarla in una storia 25/11/2020 h.17,30-19,30 Buoni scrittori e buoni lettori: raccontare se stessi prima di scrivere 13/01/2021 h.17,30-19,30 La trama come radice del racconto 27/01/2021 h.17,30-19,30 La struttura della trama: dall’incipit alla conclusione del racconto 10/02/2021 h.17,30-19,30 I personaggi 10/03/2021 h.17,30-19,30 Personaggi principali e secondari 14/04/2021 h.17,30-19,30 Conclusione e revisione racconti finali
Corso avanzato 20 ore in video conferenza e via mail (euro 300, IVA inclusa)
15/10/2020 h.17,30-19,30 Il dialogo: ascoltare per imparare 05/11/2021 h.17,30-19,30 Dialogo diretto e indiretto 26/11/2020 h.17,30-19,30 La voce narrante: coinvolgimento o distanza 14/1/2021 h.17,30-19,30 I luoghi e i tempi del racconto 28/1/2021 h.17,30-19,30 Guida all’ambientazione delle storie 11/2/2021 h.17,30-19,30 Il tema 11/3/2021 h,17,30-19,30 Conclusione e revisione dei racconti finali
CONTATTI email: mattedascrivere@vandaepublishing.com telefono (dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 13:00): 340 8019586
Per maggiori informazioni sui corsi compilare questo modulo:
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CHIARA AURORA GIUNTA Chiara Aurora Giunta, catanese d’origine, vive e lavora a Milano. I suoi primi romanzi sono del genere rosa, poi si è dedicata al racconto storico e ai saggi per ragazzi. Ha pubblicato “Partita d’amore” (Mondadori, 1996), “Il mio amore ti salverà” (Mondadori, 2000), “Imparerò ad amarti” (Mondadori, 2001), “Aélis” (Neri Pozza, 2003), “Il velo di Agata” (Neri Pozza, 2008), “Maria Recupero della Pescheria” (VandA, 2017). È inoltre autrice del saggio storico per ragazzi “Rumoroso Risorgimento” (Salani, 2005). Il suo ultimo romanzo è “Innamorate” (VandA, 2019).
Domenica 20 settembre 2020 è andata in onda su Rai Radio 1 per il programma Vittoria l’intervista a Katia M. autrice di “Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre“.
Sul quotidiano “La Sicilia” è uscita una bella recensione di “Innamorate” di Chiara Aurora Giunta firmata da Piero Isgrò.
Eccone un estratto.
“Il mondo cambia ma in fondo rimane lo stesso. Cambia quando l’amore tradizionale si trasforma, diventa altro, né migliore né peggiore. Il primo esempio. Resta lo stesso quando la società non riesce a superare le sue contraddizioni che sono l’ipocrisia, la menzogna, la violenza, l’affarismo, l’ignoranza. Il secondo esempio. Fin qui niente di nuovo perché il principio è eterno, pressoché immodificabile. Ma talvolta, per capirlo pienamente, basta un libro, una storia ben scritta, un racconto che diventi una forma di educazione sentimentale.
Il romanzo al quale alludo è “Innamorate” scritto da Chiara Aurora Giunta per i tipi di VandA & Publishing. Chiara è una scrittrice direi di lungo corso. Ha pubblicato tre romanzi con Mondadori e due con Neri Pozza. Ed è anche una moglie di lungo corso nonché madre esemplare di tre figli. Con questo background ti aspetteresti un romanzo tradizionale, un romanzo rosa, e invece si è scommessa con una storia d’amore tra donne.
Francesca e Gaetana. La prima è una intellettuale sposata con un uomo buono e devoto, la seconda è sposata con l’amore per le donne. Si incontrano e si amano. E qui vedi la caratura della scrittrice che riesce a descrivere senza veli ma senza volgarità i loro amplessi travolgenti, le loro gelosie, i loro rimorsi. E ti convinci che questo amore diverso, furente e appassionato, ha la stessa legittimità di quello tradizionale tra uomo e donna.”
Ne parlerà su Rai Radio 1 domenica 20 settembre alle ore 9:05 e su Rai 1 lunedì 21 settembre alle ore 10:00.
È solo l’ultimo atto della storia di coraggio e resilienza di Katia M, una donna sin da bambina vittima di abusi e violenze, che ha trovato la forza di trascinare il padre in tribunale, vincendo la sua battaglia. E che oggi, superando lo stigma del suo ambiente, il riserbo e la vergogna, ha voluto raccontare la sua storia nel libro “Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre”, edito da VandA Edizioni.
La sua testimonianza in Rai è preziosa, non solo per la profonda umanità che traspare da un percorso di sofferenza e riscatto, ma anche per il valore che tale testimonianza assume in uno scenario, quello italiano, sempre più problematico per le donne. Si pensi che solo nel corso dei primi sei mesi del 2020 sono state 59 le donne uccise, facendo salire vertiginosamente la percentuale di femminicidi fino al 45% sul totale degli omicidi commessi. E, come la cronaca ha purtroppo registrato, nella fase di lockdown la violenza domestica contro le donne è esplosa.
La storia di Katia è una storia che fa bene al cuore, perché tra le pieghe del dolore racconta della possibilità del riscatto e della forza che l’amore per una figlia, la sua, può davvero trasmettere, trasformandosi in necessità e urgenza di spezzare il vincolo brutale della perpetuazione del silenzio e della violenza.
KATIA M. Fai la brava. Se il mostro delle favole è mio padre.
SU RAI RADIO 1, PROGRAMMA “VITTORIA”, DOMENICA 20 SETTEMBRE H 9:05 E SU RAI 1, PROGRAMMA “STORIE ITALIANE”, LUNEDì 21 SETTEMBRE H 10:00.
Su Il Corriere della Sera di martedì 4 agosto 2020 è uscito un bell’articolo su “A proposito di Elena” di Giuseppina Norcia firmato da Alessandro Cannavò.
“Eccoci con due nuove proposte di libri, editi da VandA. Scavando tra i miti e i racconti più noti e riscrivendoli in chiave femminista compaiono molte prospettive nuove. Il saggio di Daniela Danna, LA PICCOLA PRINCIPE – Lettera alle giovanissime su pubertà e transizione (VandA epublishing, 2018) affronta con delicatezza e competenza temi complessi su sesso, genere, identità e modificazioni: tutti argomenti che oggi ci stanno molto a cuore e richiedono un lavoro aperto di comprensione. Giuseppina Norcia, nel testo misto di saggi e di invenzioni creative “A proposito di Elena” (Vanda, aprile 2020) esplora e fa rivivere la figura affascinante e ambivalente della magnifica donna (o dea?) “di Troia e di Sparta” e invita a comprendere le sue molte facce e a muoversi tra i suoi misteri cercando nuovi significati della bellezza e della libertà, oltre gli schemi patriarcali.”
“Giuseppina Norcia è una garanzia: la sua è una scrittura che viene da “lontano”, da una lontananza fatta di sapienza, saggezza, amore ed elezione. Giuseppina Norcia è una creatura armoniosa, tra le cui mani scivolano sete d’Oriente e lini d’Occidente, nella cui voce c’è la grazia di una poetessa e la potenza oracolare di una profetessa sicana.
Dopo il suo Achille, “compagno di Thanathos”, non mi sarei mai aspettata Elena e, invece, ecco che, sorprendentemente, arriva colei della quale nessuno ha saputo dire “com’era fatta”: del resto, “Nessuno lo sa, perché nessuno l’ha mai guardata: bisognava adorarla come una dea o possederla come una femmina” e gli uomini la amavano “fino ad esserne terrorizzati”.
Con un incipit di tal genere, non si può che immergersi “dentro” l’incantesimo di Elena, del suo odore, che “si respira” anche se lei non c’è.
“Di Elena non si sa niente. Crediamo di conoscerla, non l’abbiamo mai guardata”: è questo il paradosso, Elena, infatti, è la bellezza e la sciagura, è doppia, è carnefice e vittima, è fiamma d’amore, oggetto d’odio.
Elena è una maledizione, per sé e per gli altri: “tutti coloro che hanno desiderato Elena, intorno a lei hanno costruito un’ossessione consumata nella violenza, individuale e collettiva. Nella rovina”. Elena è Lolita, ma è anche vittima sacrificata; Elena è un corpo da espugnare come fosse una citta e, allora, sostiene l’autrice, “il sesso diviene un’esposizione del potere e della guerra”.
E’ maestra di seduzione Elena, come Aspasia, “con lo sguardo da cagna”, ma è figlia di Zeus, forse; oggetto di una contesa divina, è la vittoria amara della bellezza, una bellezza “mai detta”, che solo apparentemente vince, perché “la bellezza è divenuta una prigione” e “mantiene sempre un carico di dannazione”.”
Su TSD.it è uscita una recensione di “A proposito di Elena” di Giuseppina Norcia.
Eccone un estratto:
“Prima di addentrarci nel libro che più che romanzo storico, definirei “saggio divulgativo sulla figura di Elena nella letteratura”, mi pare opportuna una breve inquadratura su tempi e luoghi. La guerra di Troia è storicamente provata, è durata una decina d’anni e si è conclusa probabilmente attorno al 1250 a.C.. Gli scavi effettuati dall’archeologo Schliemann seguendo le descrizioni riportate nei testi omerici hanno evidenziato testimonianze riconducibili a un’antica città che si trovava in Asia Minore, all’entrata dello stretto dei Dardanelli, suddivisa in più strati appartenenti a epoche diverse, uno dei quali bruciato attorno al 1250 a.C. Non è storicamente attendibile il fatto che la guerra sia stata scatenata dal rapimento di una donna, Elena. Il motivo va ricercato in un contesto commerciale, in quanto la posizione sopra descritta apriva la via a transiti navali, scambi di merci e quindi buoni introiti economici. Troia, o Ilio, appariva in tutto e per tutto una piazza da conquistare. Sulla scia di questa antica guerra, le cui testimonianze potevano essere state tramandate per via orale, si è poi ricavata la leggenda. E, la leggenda, racconta che Elena, bellissima regina di Sparta, sposa di Menelao, venne rapita per amore da Priamo e portata a Troia. E per riprendersi l’amata, il re spartano mosse l’esercito aprendo la via a una guerra che avrebbe visto la caduta di Troia e, in seguito, la nascita di due grandi poemi: l’Iliade e l’Odissea.”
Su Camminosiracusa.it è uscito un bell’articolo firmato da Giuseppe Matarazzo su “A proposito di Elena” di Giusi Norcia.
Eccone un estratto:
“«Crediamo di conoscerla, Elena – scrive Norcia -, eppure per certi versi di lei non si sa niente, se non l’effetto sugli altri. Desiderata e temuta dagli uomini, disprezzata (e temuta) dalle donne. Non riabilita il femminile, non è un’eroina come Antigone o Ifigenia, donne del coraggio e del sacrificio. La sua Bellezza è “imperdonabile”. Così sembrerebbe». «Non c’è più tempo, è questo il Tempo. Voltati. Prima che si sbricioli la bellezza del mondo. Voltati, e per la prima volta guardami», grida Elena. Ieri, oggi. «Alcuni miti o personaggi possono rimanere quasi sopiti, per poi risvegliarsi, attivarsi quando risuonano con un dato tempo – riprende Norcia -. Credo, ad esempio, che in questo momento un personaggio come Elena sia interprete di temi urgenti, dall’uso dei corpi delle donne alle cause (o ai pretesti…) dei conflitti, dal rapporto tra verità e mistificazione al potere tremendo o salvifico che la bellezza ha sul cuore umano. “La bellezza, senza dubbio non fa le rivoluzioni. Ma viene il giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei”. Quale bellezza, dunque, salverà il mondo?». Da Elena a Dostoevskij. La domanda è lì. Per la risposta «non c’è più tempo». È questo il tempo.”
La recensione, di cui lasciamo un estratto, è firmata da Franca Tombari.
“Scritto nel 1990, viene pubblicato ora in Italia per la prima volta, ma è ancora molto attuale perché esplora la relazione tra il patriarcato e il consumo di carne. Libro chiaro e potente, è un classico del movimento vegano e femminista, conosciuto in vari paesi.
I motivi per non consumare carne, o se si preferisce, i prodotti di origine animale, sono molti: ambientali (gli allevamenti intensivi sono una delle principali fonti di inquinamento da Co2 e quindi del cambiamento climatico), salutisti (troppa carne fa male), etici (la soppressione di altri esseri viventi animali non è ammissibile secondo gli antispecisti), ed infine culturali, per la stretta relazione tra il dominio patriarcale e l’ideologia del consumare carne. Adams si concentra su quest’ultimo fatto: evidenzia la stretta relazione tra la violenza sui corpi degli animali e quelli femminili, ugualmente trattati come pezzi di carne, e sottolinea come la carne stessa sia simbolo del patriarcato perché è l’alimento che, si dice, apporta forza muscolare. Quindi è prediletta dai maschi e serve a costruire una certa idea di mascolinità, mentre, nella cultura in cui è la normalità la sopraffazione e il dominio, il cibo vegetariano e/o vegano viene associato ai gay, alle donne e ai soggetti moralmente e fisicamente deboli. Perciò sono stati osteggiati e ridicolizzati coloro che volevano astenersi dal consumo di animali morti: proprio questo avviene quando si mangia carne, si mangiano animali uccisi spesso in modo cruento. La violenza viene allontanata e mascherata: l’animale reale, con la sua vita fisica, viene separato da ciò che viene messo sulla nostra tavola e per nascondimento diventa semplicemente “carne” che si può consumare ed anche abusare. L’autrice conclude: “Il vegetarianismo può essere una parte integrante dell’identità femminile autonoma: è una ribellione contro la cultura dominante, indipendentemente dal fatto che si è dichiarata o meno una rivolta contro le strutture maschili. Resiste alla struttura del referente assente, che rende oggetti le donne e gli animali”.”
“Abbiamo intervistato Barbara Balsamo, che insieme a Silvia Molè, Matteo Andreozzi e Annalisa Zabonati ha collaborato alla pubblicazione dell’edizione italiana di La politica sessuale della carne di Carol J. Adams, pubblicato da Vand.A.edizioni. Barbara Balsamo ha anche curato, e in parte tradotto, Liberazione totale del filosofo americano Steven Best, edito da Ortica Editrice.
Ricordiamo che “Carne da macello” sarà presentato a Roma Martedì 28 Luglio, dalle 18:30 alla Casa Internazionale delle donne.
VOCI SINISTRE: Come nasce l’idea di portare in Italia, a trent’anni dalla sua pubblicazione negli Usa, La politica sessuale della carne di Carol J. Adams?
BARBARA BALSAMO: L’impatto della pubblicazione del libro di Carol J. Adams, ormai 30 anni fa, è stato dirompente e grazie a questo studio i movimenti di lotta sociale, in particolare quello femminista, hanno subito una grande trasformazione rispetto al passato. Ha contribuito e sostenuto l’intersezionalità. In particolare, le istanze antispeciste che fino ad allora non avevano ancora trovato una collocazione tra le lotte sociali hanno iniziato a circolare in ambito femminista. In questi anni chi propone e teorizza l’antispecismo politico ha suggerito numerose prospettive e strategie di lotta. Certamente la prospettiva intersezionale è tra le più significative. The Sexual Politics of Meat è stato tradotto in moltissime lingue, anche in italiano grazie ad Annalisa Zabonati e Matteo Andreozzi e finalmente quest’anno pubblicato dalla casa Editrice Vand.A.edizioni.
VOCI SINISTRE: Nella postfazione curata da te e Silvia Molè c’è questa frase: “Immaginiamo cosa si potrebbe fare se ci si unisse tutti e tutte”. Il tema delle alleanze è molto dibattuto sia all’interno del femminismo che dell’antispecismo. Se, da una parte, la questione femminile e quella animale faticano a guadagnare il giusto riconoscimento da parte degli altri movimenti per la giustizia economica e sociale, dall’altra, gli stessi movimenti femminista e antispecista si trovano continuamente frammentati all’interno, con correnti più radicali ed altre che, spesso, strizzano l’occhio ai fondamenti ideologici che dovrebbero proporsi di combattere. Lo stesso mancato riconoscimento, ad esempio, della necessità di allargare lo sguardo alla schiavitù animale da parte di una buona fetta di femminismo ne è un esempio tangibile. Quali chiavi pratiche offre, secondo te, Adams affinché si riemerga da questa situazione di stallo?
BARBARA BALSAMO: La questione, come hai già esposto nella domanda, è complessa e purtroppo difficile da districare. Tuttavia, ogni cambiamento nei movimenti porta momenti di riflessione e resistenza, come quando sono state elaborate le istanze del femminismo postcoloniale africano. Anche in quel caso ci fu una certa resistenza, oggi, per fortuna, ampiamente superata. Ritengo che queste forme di diffidenza e chiusura siano (ahimé) fisiologiche. L’atteggiamento di chiusura e pregiudizio verso i Rom anche da parte di una certa sinistra radicale ne è un esempio. La questione animale, forse la più ostica da cogliere e accogliere, non è esente da queste dinamiche. Al contempo, la frustrazione derivante dal senso di impotenza che colpisce molti attivisti, soprattutto in ambito antispecista, induce all’identitarismo e quindi all’esclusione sia nelle riflessioni teoriche che nelle prassi degli altri movimenti di lotta. Il testo di Adams è stato un apripista in questo senso, argomentando e analizzando la prospettiva intersezionale tra oppressione della donna e oppressione animale. Ogni giorno assistiamo all’”animalizzazione” della donna. Il punto centrale del testo è il corpo. La reificazione del corpo, delle donne come degli altri animali, e la conseguente sua mercificazione sono un nodo cruciale nell’analisi della studiosa statunitense. Purtroppo, spesso le donne si sentono discriminate nel momento in cui si stabilisce il legame donna / animale come se questa connessione fosse di per sé già discriminatoria. Siamo al paradosso: pensare che sia discriminatorio assimilare la donna all’animale è proprio ciò che dimostra la Adams in Carne da macello. Lo specismo radicato strutturalmente nel pensiero sociale non solo impedisce di cogliere i nessi causali tra specismo e oppressione della donna ma ostacola la riflessione su queste dinamiche di potere interconnesse. In sintesi, le donne rifiutano di essere associate agli altri animali (come spesso si rifiuta l’associazione schiavitù animale/schiavitù umana) poiché considerati per antonomasia inferiori! Un cortocircuito del pensiero che la Adams ha tentato di interrompere, a mio avviso con un discreto ma lento successo. Il corpo è il luogo fisico e simbolico sul e nel quale si manifestano mercificazione e guerre ideologiche. Ed è anche il campo dell’intersezione. Questo processo di gerarchizzazione e de-formazione dei corpi è lo stesso che applichiamo agli altri animali. Proprio dall’oppressione degli altri animali – corpi completamente “altro da quelli umani” – deriva infatti il concetto stesso di smembramento dei corpi. L’analisi della Adams parte da qui e arriva alla teorizzazione del referente assente che è il cardine generativo delle gerarchie e delle oppressioni della donna e degli altri animali. Per poter comprendere a fondo il fenomeno delle oppressioni e la questione intersezionale delle lotte bisogna però chiarire un aspetto imprescindibile: il capitalismo. La genesi strutturale delle società di dominio culmina con il capitalismo moderno. Il fil rouge che passa dalla questione animale gettando un’abbagliante, pionieristica luce sulla prospettiva intersezionale delle oppressioni deve necessariamente partire dalla lotta al capitale che genera e struttura i rapporti di forza e di dominio.”