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Donatella Massara

Donatella Massara, femminista, laureata in filosofia, lavora per mettere in scrittura la storia, l’arte e il pensiero femminile. Ha costruito sul web: “Donne e conoscenza storica”, “Donne di parola”, “La Biblioteca femminista”. Crede nella comunicazione performativa che agiscono le pratiche artistiche della danza, del teatro e del cinema. È autrice, attrice e promotrice di radiodrammi, spettacoli teatrali e film. Ha pubblicato il romanzo Risotto al veleno (ebook@women, 2014) e sta preparando altre sperimentazioni letterarie.

Con VandA ha pubblicato Donne che attraversano la scena teatrale (2019).

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Silvia Niccolai

Silvia Niccolai, costituzionalista, insegna Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà  di Scienze Politiche dell’Università  di Cagliari. Il suo campo di ricerca è il diritto antidiscriminatorio, che studia in modo critico, e aderisce al pensiero e alla politica della differenza. Tra i temi trattati: “Maternità  omosessuale e diritto delle persone omosessuali alla procreazione sono la stessa cosa? (febbraio 2016, Costituzionalismo.it), “Le differenze non sono discriminazioni” (luglio 2016).

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Genevieve Vaughan

Genevieve Vaughan si occupa di semiotica, critica del capitalismo, marxismo, logiche del mercato e dello scambio, teoria femminista, comunicazione. Dal 1987 al 2005 ha dato forma al suo pensiero di economia del dono istituendo la “Fondazione per una Società  Compassionevole”, gruppo multiculturale composto da circa 25 donne che portava avanti progetti femministi finalizzati al cambiamento sociale. Tra le sue pubblicazioni: “For-Giving: A Feminist Criticism of Exchange” (1997), edito in Italia da Meltemi nel 2003 con il titolo “Per-donare”; due antologie di saggi scritti da donne sull’economia del dono: “The Gift/Il dono” (2004), numero monografico della rivista Athanor, e “Women and The Gift Economy” (2007). Ha scritto inoltre i libri per bambini “Mother Nature’s Children” (2001) e “Free/Not Free” (2007), con illustrazioni di Liliana Wilson.

Homo Donans. Economia del dono unilaterale materno ci sfida a riconoscere la cruciale importanza di creare un modello alternativo a quello patriarcale e a farne il fulcro di una pacifica rivoluzione planetaria verso un mondo più giusto. VandA ha pubblicato anche “Le radici materne dell’economia del dono” (2017).

 

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Valerie Solanas

Valerie Solanas (Ventnor, New Jersey, 1936 – San Francisco 1988) fu scrittrice e commediografa. Più volte vittima di abusi sessuali fin dall’infanzia da parte del padre, visse dall’età  di 15 anni per le strade di New York sostenendosi con l’elemosina e la prostituzione. Nonostante ciò riuscì a terminare brillantemente gli studi liceali e quelli universitari in psicologia. Nel 1965 scrisse il dramma teatrale “Up Your Ass” (“In culo a te“) e nel 1967 “Manifesto SCUM“, dapprima autoprodotto e venduto da lei stessa a 25 cent alle donne e un dollaro agli uomini, in seguito pubblicato – con qualche manipolazione anche nel titolo – da Olympia Press, editore di Lolita, di Burroughs e parte della beat generation. Nel 1968 sparò a Warhol, che si era rifiutato di produrre “Up Your Ass”, e fu condannata a tre anni di detenzione. Passò il resto dei suoi giorni fra la strada e vari ospedali psichiatrici (con la diagnosi di schizofrenia paranoide), morì a San Francisco all’età di 52 anni, abbandonata a se stessa.

Trilogia SCUM raccoglie i suoi scritti (VandA 2017).

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Giuseppina Norcia

Giuseppina Norcia è nata a Siracusa nel 1973. Scrittrice, grecista e divulgatrice culturale. È docente di drammaturgia antica presso l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, realizza progetti didattici con istituzioni e università e conduce laboratori di narrazione. Scrive di storia e mitologia, ha pubblicato: Siracusa. Dizionario sentimentale di una città (VandA 2014), L’ultima notte di Achille (Castelvecchi 2018), I doni degli dei (VerbaVolant 2017), A proposito di Elena (VandA 2020).

Con cuore di donna uscirà nel febbraio 2024.

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Michela Fontana

Giornalista e saggista milanese, Michela Fontana ha vissuto quindici anni tra Stati Uniti, Canada, Svizzera, Cina e Arabia Saudita. Il suo libro “Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming” (Mondadori, 2005), tradotto in francese e in inglese, ha vinto il “Grand Prix de la biographie politique” nel 2010. Ha pubblicato inoltre “Percorsi calcolati” (1996) e “Cina, la mia vita a Pechino” (2010), entrambi con la casa editrice Le Mani.

Per VandA ha pubblicato Nonostante il velo. Donne dell’Arabia Saudita (2015).

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Daniela Fedi

Daniela Fedi si occupa di moda dal 1980. Ha lavorato per 100 Cose, Panorama, Linea Italiana, Class, Harper’s Bazaar ed Elle Italia. Dal 1998 è critico di moda ed esperta di costume/società  per Il Giornale: tutti i giorni in lotta con la bilancia, l’orologio e il computer. Per seguire le sfilate passa almeno 40 giorni all’anno a Parigi, due settimane a New York, un mese e mezzo tra Milano, Firenze e  Roma. Perde gli inviti, le valigie, il quaderno degli appunti e spesso la pazienza, ma neanche un chilo. In miniera è peggio, però non si devono portare i tacchi.

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Sofie Della Vanth

Sofie della Vanth, stilista, scrittrice, cantautrice, operatrice craniosacrale e referente sulla spiritualità femminile, nasce nel 1964 a Monaco di Baviera. Sceglie di vivere nella Maremma grossetana dal 2001, fortemente attratta dalla cultura etrusca. Qui gestisce per nove anni un laboratorio sartoriale che utilizza solo tessuti naturali e per cinque anni un’azienda agricola. Dal 2011 vive in Umbria, dove esercita come operatrice craniosacrale e continua a tenere seminari sulla spiritualità  femminile.

Con VandA ha pubblicato “Il conflitto fra le donne” (2020).

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François Koltès, Il suo impegno per le donne in Africa

“In Africa, almeno nell’Africa che conosco, ci sono due cose essenziali per la vita, per la dignità, per l’uguaglianza e per il buon funzionamento della società: la salute e la scuola. 

Quello che sappiamo è che la mortalità è enorme. Quello che solo a volte sappiamo è che poche persone riescono a raggiungere l’istruzione superiore e che molti non raggiungono nemmeno la scuola secondaria.

I bambini e le donne sono i più colpiti da malattie come la malaria o l’oncocercosi, perché sono i più esposti e i meno protetti. Il più delle volte sono le donne che vanno a prendere l’acqua dove si trova: nelle paludi, nei fiumi e, se sono fortunate, nei pozzi o nelle trivellazioni. Se non possono arrivarci, sono i bambini che portano i venti chili d’acqua sulla testa lungo sentieri che a volte superano i dieci chilometri. Ed è proprio nelle zone umide che molte delle numerose malattie endemiche colpiscono i bambini e le donne. I bambini spesso non hanno il tempo di frequentare la scuola perché devono andare a prendere l’acqua.

Con Action Directe Sahel, un’associazione finanziata esclusivamente da donazioni, costruisco pozzi per aiutare le donne dei villaggi, in modo che loro e i loro bambini possano avere accesso all’acqua, a un’acqua potabile e a una distanza ragionevole dalle loro case.

L’impatto degli oltre 700 pozzi che ho costruito in 40 anni in Togo, Benin, Ghana, Niger e Camerun, anche se non ha cambiato la situazione generale del continente, almeno ha migliorato le condizioni di salute di donne e bambini e ha incrementato la frequenza scolastica nei villaggi.”

(François Koltès)

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Presentazione di “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” presso UDI Ferrara

Mercoledì 22 settembre alle ore 17.30, presso l’UDI (Unione Donne in Italia) di Ferrara, sarà presentato il libro Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco.

«Il retaggio della globalizzazione – cominciammo a capire vent’anni fa, proprio grazie alle elaborazioni femministe a Punto G – era anche quello della paura, che chiude le menti e i cuori di fronte a chi arriva da altri luoghi, colpevole a prescindere, una paura che acceca e generalizza le reazioni secondo la tremenda categoria del nemico. Non una globalizzazione dei saperi, ma una globalizzazione dove le disparità, in primo luogo quella tra i sessi, trionfano e imperano.»
Monica Lanfranco, Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo

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Presentazione di “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” presso il Circolo Unione Arnatese Cooperativa Sociale (CUAC)


Sabato 18 settembre alle ore 21.00, presso il Circolo Unione Arnatese Cooperativa Sociale (CUAC) di Gallarate, sarà presentato il libro Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco.

«Quei due giorni di giugno 2001, il 15 e 16, di enorme fatica e pura felicità fecero vivere a noi che vi prendemmo parte e alla città, ancora aperta, l’illusione che l’intelligenza collettiva di donne tanto diverse per storia, età, retaggio e allo stesso tempo così in sintonia sul desiderio di trasformare il mondo potesse avere la meglio sull’ottusità della violenza.»
– Monica Lanfranco, Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo

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Presentazione di “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” alla Fiera L’isola Che C’è di Como

Sabato 18 settembre alle ore 17.00, presso la fiera L’isola che c’è di Como, sarà presentato il libro Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco.

Non mancate!!

https://www.fieralisolachece.org/
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Presentazione di “Se la felicità…” a Feminism4

Copertina Se la felicità...

Lunedì 20 settembre alle ore 18.00, in occasione della Fiera dell’Editoria delle Donne Feminism, verrà presentato il volume Se la felicità… Per una critica al capitalismo a partire dall’essere donna, di Alessandra Bocchetti, Rossana Rossanda e Christa Wolf. L’evento si terrà presso la Casa Internazionale delle Donne, Via Della Lungara 19, Roma.
Interverranno Alessandra Bocchetti, Paola Tavella e Livia Turco.

Per partecipare è gradita la prenotazione cliccando QUI.

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“Elogio dei corpi delle donne” di Gloria Steinem su Roba da donne.it

Copertina elogio dei corpi delle donne

Su Roba da donne.it è uscita una bella recensione di Elogio dei corpi delle donne di Gloria Steinem.

«Questo saggio di Gloria Steinem sorprende per la contemporaneità dei temi, ed è perciò adatto anche alle donne più giovani che vogliono recuperare i grandi temi del femminismo degli anni ’70.»

Ecco l’articolo:

https://libri.robadadonne.it/libro/elogio-dei-corpi-delle-donne/

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Presentazione di “Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” ai Giardini Luzzati di Genova

Domenica 18 luglio alle ore 18.00, ai Giardini Luzzati di Genova, sarà presentato il libro Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco, in occasione del ventennale del G8 di Genova.

“L’esperienza del G8 e la memoria in libri d’autore – Genova 2001 vent’anni dopo: un altro mondo è necessario.”

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“Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo” di Monica Lanfranco su MicroMega+

Nel nuovo numero di MicroMega+, interamente dedicato al ventennale del G8 di Genova (19-22 luglio 2001), si parla anche di Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo di Monica Lanfranco: il femminismo al G8, narrazione degli eventi da parte delle donne che c’erano.

«La violenza poliziesca e la ferita inferta alla democrazia hanno seppellito a lungo anche i contenuti dello sguardo femminista di allora, fortemente profetici sui pericoli della globalizzazione neoliberista. Riflessioni e lotte – scrive Monica Lanfranco nell’articolo “Il G8 di Genova (soprattutto quello femminista) raccontato a chi non c’era” – ancora attuali e più che mai necessarie.»

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Bilancio e Recovery Plan: non è una ripresa per donne – Feministpost.it

Oggi, 3 febbraio 2021, su Feministpost.it è uscito un importante articolo di Veronica Tamborini e Marina Terragni sulla preoccupante situazione dell’occupazione femminile.

Ecco l’articolo:

La donna è l’altro rispetto all’uomo. L’uomo è l’altro rispetto alla donna. L’uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli”.

Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti Manifesto di Rivolta Femminile – Roma 1970.

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Numeri impietosi per l’occupazione femminile: in dicembre l’Istat registra una flessione dei posti di lavoro dello 0,4% rispetto a novembre, 101 mila occupati in meno. Di quei 101 mila 99 mila sono donne (il 98%) e 2 mila gli uomini. Su base annua sono stati persi 444 mila posti di lavoro e 312 mila nuove disoccupate sono donne. Una débâcle senza precedenti a fronte della quale le misure previste dalla legge di bilancio 2021 si confermano ampiamente insufficienti. La cosiddetta “parità” è pura ideologia.

Tra le misure, l’istituzione di un fondo per promuovere la parità salariale (2 milioni di euro all’anno dal 2022); un fondo di dotazione per l’imprenditoria femminile (20 milioni di euro annui per 2021 e 2022) e un fondo contro le discriminazioni e la violenza di genere (2 milioni di euro annui dal 2021 al 2023) destinato ad associazioni del terzo settore per interventi di promozione della libertà femminile e contro le discriminazioni basate su “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità”. Si ripete cioè il gravissimo errore simbolico e politico della proposta di legge Zan contro l’omobitransfobia che non indica le donne come la metà abbondante del genere umano ma come una tra le minoranze svantaggiate. Sono previsti inoltre sgravi contributivi per l’impiego di donne disoccupate da più di sei mesi. In ogni caso si tratta di cifre molto basse se confrontate con il totale della manovra, pari a quasi 40 miliardi di euro.

Se guardiamo invece l’ultima bozza di Recovery Plan o Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) approvata il 12 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri (bozza con ogni probabilità tutt’altrio che definitiva) donne, giovani e Sud sono i tre assi prioritari trasversali, ma manca una chiara indicazione degli obiettivi previsti e degli strumenti per realizzarli. In particolare, le politiche per le donne sarebbero incluse nell’asse strategico “inclusione e coesione” a cui sono destinati 17,2 miliardi di euro, suddivisi tra politiche per il lavoro (5,85 miliardi di euro); infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (7,15 miliardi di euro); interventi speciali di coesione territoriale (4,19 miliardi di euro).

Le principali misure rivolte alle donne sarebbero orientate a favorire l’occupazione femminile attraverso politiche attive del lavoro, decontribuzione fiscale e investimento in settori dove le lavoratrici sono la maggior parte (cura, cultura, turismo). Sono inoltre stati stanziati 400 milioni di euro per l’imprenditoria femminile. 

Anche questo piano risulta molto generico e – al di fuori dell’importo destinato a favorire l’imprenditoria femminile – non risulta chiara l’allocazione di risorse specifiche per le donne nemmeno nelle politiche per l’occupazione, come afferma Fiorella Kostoris sul Sole 24 Ore, parlando di “scomparsa della parità di genere” e chiedendo che ogni Missione e ogni Componente del PNRR indichi i fondi precisamente allocati per le politiche per le donne insieme a una valutazione di impatto di genere con un controllo ex-ante e da verificare ex-post.

Ma anche se le donne nel piano vengono indicate come priorità, mancano del tutto la presenza, lo sguardo e la radicalita’ della differenza femminile, pensata e trattata come marginalità da includere “paritariamente” riperpetuando quindi le logiche di esclusione.

Per settori come il “Green” e il “Digitale” – a cui sono destinate la massima parte delle risorse del piano – si rileva una fortissima presenza maschile a scapito di quella femminile sia in termini di capitale sia di forza lavoro, e questo benché la cosiddetta “economia circolare” si fondi sul talento femminile a non sprecare, e moltissime imprese femminili siano nate in questo ambito. Se ci pensate sono le logiche dell’economia domestica che vanno in giro per il mondo, è quello che sappiamo fare da sempre. Impresa femminile è anche questo, portare le logiche di casa nel mondo, portarle nello spazio pubblico dal quale sono state estromesse per confinarle nel privato. E riportare l’economia a casa, nell’oikosstrapparla alla finanziarizzazione senza tetto né legge. Ma nel Piano il Green resta soprattutto affare degli uomini.

Per rendere evidente il problema, la valutazione sul cosiddetto “impatto di genere” potrebbe essere un primo passo, purché non si riduca a un esercizio tecnico fine a se stesso -e a ulteriori organismi di controllo- e possa avere ricadute immediate in termini di politiche e di risultati per bambine, ragazze e donne. Ma di sicuro non si tratta della strada principale.

Lo scorso 23 gennaio, Giusto Mezzo ha organizzato un flash mob con lo slogan “Non ci basta!” per evidenziare che le previsioni del piano non risultano sufficienti per le donne e per chiedere maggiori fondi per asili nido, servizi di cura per non autosufficienti, tutele di maternità per lavoratrici autonome. L’iniziativa prende spunto dalla petizione “Half of it” di Alexandra Geese, eurodeputata dei Verdi e responsabile del Gender Budgeting presso la Commissione bilancio del Parlamento europeo che richiede che la metà dei fondi del Next Generation EU sia dedicata alle donne. Un’iniziativa per molti aspetti efficace in termini di risposta delle istituzioni e di alcune aree politiche: molte donne e molte professioniste sono impegnate in modo concentrato e “verticale” sul piano e sull’utilizzo dei fondi del Ricovery Plan. La Commissione Europea ha confermato che la parità di genere è uno dei i criteri con cui giudicherà i piani nazionali Next Generation EU, che dovranno anche indicare le debolezze nazionali esistenti in proposito, l’aggravamento a causa della crisi e gli strumenti per affrontare il problema nei vari capitoli di investimento.

Il 31 gennaio e’ stato presentato in Italia il manifesto “Donne per la salvezza – Half of it – Idee per una ripartenza alla pari” da presentare al Governo e che si articola in cinque aree principali e in alcune politiche di lunga durata

a) governance e valutazione di impatto di genere 

b) incremento degli investimenti in infrastrutture sociali; voucher di cura come strumento transitorio (5 anni) per accompagnare la messa a regime dei nuovi servizi

c) strategie formative, STEM e contrasto agli stereotipi di genere 

d) sviluppo imprenditoria femminile 

e) gender procurement e investimenti in parità 

Vari punti del documento sono condivisibili, come la richiesta di potenziamento delle infrastrutture sociali e dei servizi e le agevolazioni e il sostegno all’imprenditoria femminile. Tuttavia, a parte l’idea secondo la quale le donne dovrebbero essere destinatarie della meta’ dei fondi, sembra mancare la metà della visione.

Per cominciare, continua a non essere chiaro come le donne potranno accedere alle risorse a loro destinate che, come si è visto nell’era pre-pandemica, spesso restavano inutilizzate per un fallimento della mediazione -generalmente da parte dei partiti e di corpi intermedi governati da uomini- e per l’estrema farraginosità burocratica che ha continuato a ostacolare l’accesso. Tante imprenditrici raccontano che per accedere ai fondi destinati hanno dovuto coinvolgere un uomo, una testa di paglia maschile a garanzia.

Tra l’altro è verosimile che la grande parte di quei tanti soldi dell’Europa li abbiamo prodotti noi, consapevolezza che dobbiamo acquisire: accettando di essere pagate meno sul lavoro (gender pay gap in aumento costante a livello globale, intorno al 25 per cento: il più grande furto della storia, lo ha definito una consigliera economica dell’Onu). L’Institute for women’s policy research quantifica il mancato guadagno globale per le donne in 482 miliardi di dollari l’anno. In Italia sono in media 3 mila euro in meno l’anno, un paio di mesi non retribuiti, e quando sei madre il divario si accentua. Per non parlare del carico quasi esclusivo del lavoro di cura, che significa mancati guadagni per le donne e risparmio per le famiglie. E lo stesso risparmio privato è realizzato in gran parte dalle donne che gestiscono i bilanci familiari. Ma di tutte queste risorse prodotte dalle donne, alle donne torna poco o niente. Queste due risorse, la marea del desiderio femminile e la marea di soldi, non si incontrano. A volte c’è da sospettare che ci tengano impegnate a difenderci sui minimi -la violenza, la discriminazione, la Pas, l’utero in affitto, il transcult che ci cancella- anche per distrarci da questa faccenda. Quindi una prima cosa da ottenere sarebbe lo snellimento delle procedure oltre a luoghi di mediazione, di accompagnamento, di tutoring autogestiti dalle donne e non da organismi maschili “per conto di”.

Ma la cosa importante è che la differenza femminile è cancellata. Le donne avranno tante più chance quanto più sapranno uniformarsi al modello maschile, adottando il medesimo sguardo sul mondo e rinunciando a qualunque approccio trasformativo che disturbi l’idea corrente di lavoro: che non può più essere un inferno separato dalla vita-; di economia: che non può più essere la ricchezza di pochissimi ai danni delle moltissime e dei moltissimi-; di cura: che va intesa come centrale per la convivenza umana e non più marginale e nascosta sotto il tappeto del profitto e del Pil. Si perpetua quindi la stessa logica che continua a espellere le donne dal lavoro e dalla scena pubblica.

Esemplare il ragionamento sulle facoltà STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): oggi in Italia le ragazze che si iscrivono a queste facoltà sono più o meno il 20 per cento, e anche Half of It propone una campagna per allargare la platea femminile. Ma uno studio ha dimostrato che dove le donne hanno più libertà di scelta sono meno propense a scegliere le STEM. In Algeria il 41 per cento delle studentesse si laurea in STEM, numeri simili in Giordania, Qatar, Emirati Arabi. Molte meno quelle che scelgono STEM in Svezia, Finlandia e Islanda. Lo studio parla di paradosso. In sostanza dove le ragazze sono più libere scelgono di studiare quello che gli piace davvero e a quanto pare non gli troppo piacciono le STEM.

“Half of it” potrebbe e dovrebbe significare liberare le forze e le energie femminili, i talenti ignorati, non riconosciuti e svalorizzati. Di nuovo invece corriamo il rischio di continuare a non poter essere noi stesse, libere di seguire i nostri desideri, patrimonio ancora intatto ispirato da un’altra idea di crescita, di ricchezza e di economia, da un’altra idea di politica e di giustizia, del tempo e delle relazioni.

https://feministpost.it/magazine/primo-piano/bilancio-e-recovery-plan-non-e-una-ripresa-per-donne/

Novità Marzo/Aprile 2021

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“Carne da macello” – Recensione su Culturalfemminile.com

Ieri, lunedì 14 dicembre, su Culturalfemminile.com è uscita un’interessante recensione di Carne da macello. La politica sessuale della carne di Carol J. Adams, dal titolo CARNE DA MACELLO, LA POLITICA SESSUALE DELLA CARNE. UNA TEORIA CRITICA FEMMINISTA VEGETARIANA – DI CAROL J. ADAMS, scritta da Veronica Sicari.

“In Carne da macello l’autrice rintraccia la matrice originaria che sta alla base della misoginia e della disparità di genere e del mangiar carne: il patriarcato.”

Per leggere l’intera recensione, clicca QUI.

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Innamorate – recensione di Piero Isgrò

Sul quotidiano “La Sicilia” è uscita una bella recensione di “Innamorate” di Chiara Aurora Giunta firmata da Piero Isgrò.

Eccone un estratto.

“Il mondo cambia ma in fondo rimane lo stesso. Cambia quando l’amore tradizionale si trasforma, diventa altro, né migliore né peggiore. Il primo esempio. Resta lo stesso quando la società non riesce a superare le sue contraddizioni che sono l’ipocrisia, la menzogna, la violenza, l’affarismo, l’ignoranza. Il secondo esempio. Fin qui niente di nuovo perché il principio è eterno, pressoché immodificabile. Ma talvolta, per capirlo pienamente, basta un libro, una storia
ben scritta, un racconto che diventi una forma di educazione sentimentale.

Il romanzo al quale alludo è “Innamorate” scritto da Chiara Aurora Giunta per i tipi di VandA & Publishing. Chiara è una scrittrice direi di lungo corso. Ha pubblicato tre romanzi con Mondadori e due con Neri Pozza. Ed è anche una moglie di lungo corso nonché madre esemplare di tre figli. Con questo background ti aspetteresti un romanzo tradizionale, un romanzo rosa, e invece si è scommessa con una storia d’amore tra donne.

Francesca e Gaetana. La prima è una intellettuale sposata con un uomo buono e devoto, la seconda è sposata con l’amore per le donne. Si incontrano e si amano. E qui vedi la caratura della scrittrice che riesce a descrivere senza veli ma senza volgarità i loro amplessi travolgenti, le loro gelosie, i loro rimorsi. E ti convinci che questo amore diverso, furente e appassionato, ha la stessa legittimità di quello tradizionale tra uomo e donna.”

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